martedì 18 luglio 2017

[Recensione] Taboo

Basta ad una serie televisiva un' ottima ambientazione, una cura maniacale per i dettagli e lo scenario, un cast di eccezione con un attore protagonista che sembra essere nato per svolgere quel luogo e una regia onirica per compensare una sceneggiatura abbastanza scadente? Ahime purtroppo questo è il dilemma di fronte a cui Taboo ci mette davanti. Serie televisiva uscita agli inizi del 2017 ideata da Tom Hardy (tra l' altro anche protagonista delle vicende), il padre Edward Hardy e Steven Knight, mandata in onda su BBC, FX e Sky Atlantic si è subito imposta sul panorama televisivo come uno dei prodotti più interessanti. Numerosi trailer hanno convinto numerosi spettatori, me compreso, a guardare la serie non appena fosse uscita in quanto interessante, ricca di spunti e soprattutto con uno degli attori (a mio avviso) migliori in questo momento, il cui volto e corporatura sembrano essere da sempre destinati a ruoli di personaggi cattivi e in un certo senso folli.
Taboo è la storia di un uomo come questo, James Keziah Delaney, figlio di un proprietario di una ditta di commercio e un' indiana d'America considerata pazza, che torna dopo numerosi anni nella Londra del 1814 in occasione dei funerali del padre. Creduto morto da amici e familiari il suo ritorno dall' Africa, è inutile dirlo, porta scompiglio nella vita di chi gli è accanto, in quanto numerose voci dicono di crimini atroci e bestiali commessi da James nel continente nero. A complicare il tutto è una terra in America, l' isola di Nootka, appartenente al padre del protagonista e quindi eredità lasciata al figlio, che però interessa molto l'onnipotente compagnia delle Indie Orientali per ottenere, dopo la guerra tra USA e Inghilterra, il monopolio del commercio con la Cina. Così inizierà un gioco di potere tra Delaney, la compagnia, la corona Inglese e i neonati Stati Uniti d'America per il possesso di questa terra, gioco che si svolgerà attraverso crimini efferati, omicidi, inganni e stratagemmi ben studiati da tutte e 4 le parti, che muoveranno le loro pedine col fine di averla vinta su tutti gli altri.
 La trama sembra abbastanza interessante e ,dal punto di vista teorico, coinvolgente, essa però alla lunga risulta molto ripetitiva con schemi sempre fissi che si susseguono nel corso delle puntate e alcune scelte apparentemente illogiche da parte dei contendenti all' isola (nel 1814 la compagnia più potente del mondo pare non si potesse permettere un assassino armato di pistola e non di semplice coltello). A complicare il personaggio di James ci pensano alcune visioni inerenti i suoi crimini nel passato che lo tormenteranno nel corso della storia,oltre che numerosi flashback/visioni riguardanti la madre pazza, il suo stato di salute psichico a dir poco precario, per non dire gravissimo e una sorta di poteri che egli sembra aver acquisito in Africa,non chiari fino in fondo nel corso della prima stagione. Insomma il nostro protagonista non si fa mancare niente, ed è forse proprio questo eccesso di possibili spunti narrativi la più grave pecca della serie.
Esistono infatti numerosissimi personaggi secondari, una sorella incestuosa e adultera sposata con un fervente cattolico razzista, un figlio dato in adozione ad un contadino, la figlia di una prostituta che vuole diventare marinaio e uno scriba che nel tempo libero lavora in una casa di piacere come transessuale, giusto per citarne alcuni (senza considerare i vari membri della compagnia delle indie, il principe reggente, il maggiordomo del protagonista che si potrebbe considerare un "anti-Alfred") tuttavia le sotto-trame appena accennate di tutti questi personaggi non si sviluppano mai a pieno e in maniera profonda come si dovrebbe in una serie di prim'ordine, anzi sembra che la loro presenza serva solo a mettere in risalto, come se ce ne fosse bisogno, il carattere forte di James, la sua crudeltà e capacità di incutere timore. Si perchè se il governante di casa Delaney è l' anti-Alfred il rampollo della casata è quanto più diverso ci possa essere da Batman. Cattivo, freddo e calcolatore, non esita a mettere a repentaglio la vita di chi gli è vicino e vuole aiutarlo per raggiungere i suoi scopi, sembra che le persone lo seguano più per paura che per rispetto, e a prova di ciò sono i numerosi omicidi che egli compie e i successivi scempi di cadaveri che attua (dall' estrazione del cuore fino alla fuoriuscita delle budella), un personaggio non proprio simpatico e dedito al bene insomma.
Parlando di cose positive non si può non citare la scenografia realizzata in maniera perfetta. Ho sempre amato il periodo Vittoriano, con le sue contraddizioni e corruzione come set di un opera cinematografica e devo dire che raramente la ho vista così ben realizzata come in Taboo. I personaggi appaiono molto verosimili, non imbellettati e perfetti, ma sporchi, crudi, con le piaghe del vaiolo che ne deturpano il viso o i segni della povertà che scavano la pelle e appesantiscono gli occhi. Il sangue sulle mani degli uomini di porto, lo sterco di cavallo che inonda le strade della capitale, la sciattezza delle prostitute troppo truccate e tanto, tanto, tanto altro ancora rende la scenografia di Taboo qualcosa di eccelso, non una virgola fuori posto, non un costume, usanza o tradizione rappresentata in maniera sbagliata, dal gas esilarante usato alle feste fino alla puzza che si respira nei sobborghi di Londra.
 Anche la regia è eccellente con numerose inquadrature che rendono onore alla scenografia sopracitata e una descrizione molto sporca e spesso volutamente non integrale delle scene più cruente, lasciando immaginare allo spettatore l' immagine di coltelli che si conficcano nella carne o di organi estratti. Particolare menzione va fatta alle visioni che nel corso della storia avrà James, nelle quali spesso vedrà la madre o altri fantasmi del passato, e che sono state girate come un sogno con frequenti cambi di inquadratura, battute rapide, frasi in lingue incomprensibili e altro ancora; sicuramente tra le parti più emotivamente coinvolgenti della storia. Il cast vanta di attori di prim'ordine, oltre allo stesso Tom Hardy ( che sicruamente merita qualche premio per aver tenuto, o almeno per aver provato a tenere in piedi una trama da solo) sono presenti anche attori del calibro di Michael Kelly, Jonathan Pryce e Oona Chaplin. I presupposti per una serie cult ci sono davvero tutti, quello che manca sono forse qualche idee per mandare avanti una storia che sembra stagnarsi quasi subito e soprattutto più attenzione per gli altri personaggi le cui storie sembrano interessanti ma sempre lasciate a metà.Positivo è il finale di stagione che sembra voler compiere un taglio netto col passato, come se la prima serie non fosse altro che una serie di antefatti precedenti alla vera trama; speriamo davvero che sia così Forse questa serie tv, per quanto visto finora, non merita il voto che vado ad attribuirgli, tuttavia ho deciso di voler credere ancora in questo progetto e nella seconda stagione, dopo una prima di appena 8 puntate da 55 minuti l' una... I presupposti ci sono tutti ed è fatta troppo bene come ambientazione e personaggi questa opera per arenarsi nel mediocre, forza Tom fa vedere che oltre che come attore sei un gigante anche come ideatore, il panorama delle serie tv e non solo ne ha davvero bisogno


Nessun commento:

Posta un commento