lunedì 5 settembre 2016

[Recensione] Frankenstein Junior

SI  PUO'  FARE!!!
Non è mai bello speculare sulla morte di una persona, specie se questa persona è Gene Wilder, uno dei più geniali attori comici del secolo scorso, morto all' età di 83 anni a causa del morbo di Alzheimer. Tuttavia ho ritenuto giusto, in special modo dopo tutti i commenti strappalacrime di "fan" dell' ultimo momento che conoscono il genio statunitense solo grazie ad un meme su Facebook, nel mio piccolo, rendere omaggio a un pilastro della comicità degli anni '70 attraverso una recensione della sua opera più celebre, nonché il mio film comico preferito in assoluto: Frankenstein Junior.

Il film, girato dal regista e amico di Wilder Mel Brooks, ma scritto dall' attore stesso, è probabilmente la parodia cinematografica meglio riuscita di un capolavoro della letteratura quale Frankenstein di Mary Shelley. La trama del film vede come protagonista Frederik Frankenstein, o come preferisce farsi chiamare Frankenstin, nipote del celebre barone e scienziato pazzo Victor. Nonostante il passato che ha reso celebre, nel bene e nel male, la sua famiglia, Frederik, chirurgo e professore di medicina a New York, non è interessato agli studi dei suoi avi e anzi, afferma più volte che il suo scopo non è quello di dare la vita ad oggetti inanimati, ma di preservare quella degli esseri appunto viventi. In seguito alla morte del nonno tuttavia, il professore sarà costretto a intraprendere un viaggio in Transilvania per poter riscuotere l' eredità del defunto e dove, grazie all' aiuto del collaboratore gobbo Igor, o meglio Aigor, e alla bella e avvenente Inga, scoprirà attraverso un libro gli studi fatti da suo nonno e deciderà di proseguirli, per dar vita ad un essere formato da varie parti di cadaveri, ingigantito per evitare problemi durante le operazioni e quindi con braccia, gambe, vene, Schwanzstück e forza disumane.

Con la trama del film mi fermo qui in quanto, sebbene sia abbastanza intuibile e scontata, non manca di divertentissimi colpi di scena e capovolgimenti di situazioni. Passiamo quindi a ciò che ha reso Frankenstein Junior un film che ancora oggi fa scuola: gli attori. Sul set girano tutti attori di grande spessore, che trovano fra loro alchimie e sintonie che hanno dell' inverosimile (un aneddoto per esempio è che lo stesso regista decise di aggiungere numerose scene alla pellicola, spesso tagliate, in quanto il cast si divertì talmente tanto sul set che non volevano abbandonarlo), ma nonostante gli ottimi ruoli di Madeline Kahn, Teri Garr e altri ancora, gli indiscussi mattatori dell' opera sono indubbiamente la coppia Wilder-Feldman. Il realismo che riescono a mettere padrone e servo anche nelle scene più comiche, l' espressività dei loro visi e la nonchalance con la quale riescono a sdrammatizzare i momenti salienti del film con una semplice battuta ha reso queste due interpretazioni celebri. Dietro la macchina Mel Brooks fa un ottimo lavoro, decidendo di girare il film in bianco e nero e con numerosi cambi di scena contraddistinti da vistose transizioni, oltre che alla scelta geniale di alcune inquadrature. Superba è la colonna sonora, sfido chiunque a togliersi dalla testa quella transylvanian lullaby che accompagna le scene più "toccanti".
Bene, ora che abbiamo parlato degli aspetti più tecnici arriviamo a ciò che più di tutto stavo fremendo di scrivere... Le battute e le gag. Ogni dialogo, esclamazione, espressione o semplice sguardo del film dona alla pellicola un velo di surrealtà e ironia geniale, che rende l' opera divertente anche alla quinta o sesta visione. Frasi celebri come il "potrebbe andar peggio, potrebbe piovere" per non contare il "SI PUO' FARE" di Frederik sono espressioni che tutt' oggi utilizziamo e che subito mandano alla mente a quel capolavoro visto anni addietro. Onestamente penso sia impossibile non ridere alla scena del "sedatavo" oppure al dialogo tra il dottore e Igor riguardante il cervello di "abi qualcosa". Non solo per il copione stesso, ma anche per l' energia, la credibilità anche nella surrealtà, per la grinta e l' entusiasmo espressi dagli attori, queste scene hanno fatto e fanno tutt' ora scuola per quanto riguarda il genere comedy e non solo. Devo ammetere che uno dei miei più grandi limiti è quello di non amare le parodie; esclusi i film di Leslie Nielsen  non apprezzo molto questo genere che trovo spesso volgare ma soprattutto non divertente, fatta eccezione appunto per questo film, che purtroppo non molti conoscono o che spesso viene accostato ad opere di basso livello quali Scary movie o affini (sì perchè ad oggi per i ragazzi la definizione di parodia è Scary Movie) dimenticandosi che nel 1974 una troupe di attori, capitanata dal compianto Gene Wilder e sotto l' impeccabile regia di Brooks, riscrisse in appena 101 minuti circa la storia del genere comico e in piccola parte anche del cinema. Altro merito che a mio avviso va dato al film è quello di aver reso celebri battute e personaggi non presenti nel libro o nel film del 1931 diretto da James Whale.

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