martedì 15 novembre 2016

[Un classico] Frankenstein

MOSTRI INTERIORI E ESTERIORI
Oggi riprendiamo la serie di blog, iniziata con i 3 Moschettieri di Dumas, inerente i libri. Quello che andrò a illustrarvi oggi è Frankenstein di Mary Shelley, libro che, insieme a Dracula di Bram Stoker e pochi altri, è tra i caposaldi del genere horror e gotico, da cui sono stati ispirati numerose opere cinematografiche e non solo.


 Per trattare di uno dei più più grandi capolavori della letteratura Inglese è indispensabile parlare dell' autrice dell' opera. Mary Shelley scrive il libro che la renderà celebre al grande pubblico ad appena 18 anni (circa l' età in cui i ragazzi oggi terminano la scuola superiore)... giusto per ammazzare un pò del nostro ottimismo. Il motivo dell' opera è alquanto bizzarro; infatti un giorno, mentre era in gita con suo marito Percy Shelley (anch'egli celebre scrittore) e altri amici letterati tra i quali spicca il tormentato Lord Byron, si decide nel gruppo di fare una gara, un pò come quelle che si fanno oggi tra amici, colui/ei che fosse riuscito a scrivere il racconto del terrore migliore avrebbe vinto, così anche la giovane moglie del poeta romantico decise di partecipare, e scrisse una delle opere più profonde, complesse e ricche di spunti che sia mai stata solo pensata.

 La trama la conosciamo tutti, anche se ad onor del vero spesso nei film inerenti a Frankenstein e al suo mostro (si Victor Frankenstein non è il mostro, o meglio dire non è la creatura ma il creatore, mentre all' aberrazione da lui nata non viene concesso nome) essa viene stravolta e quasi si cerca di giustificare il dottore e Dio del libro. Quest'ultimo nella storia originale è un giovane medico che studia a Ingolstad, città tedesca, il quale cerca disperatamente di creare una forma di vita perfetta, che non senta dolore o paura, immune persino alla morte. Ho scelto di omettere le ragioni per le quali il dottore è ossessionato dalla creazione, o meglio le ragioni che lui arreca, perchè altrimenti dovrei dilungarmi troppo e più che una recensione la mia sembrerebbe un riassunto del libro. Comunque, senza spiegare come il medico di Ginevra riesce a trovare la scintilla della vita e, vagando per cimiteri e raccogliendo vari parti di cadaveri per dar vita ad un uomo, alla fine, sul tavolo del suo studio, riesce a creare un essere vivo, non umano ma figlio dell' uomo e della sua incoscienza. Una volta che suo "figlio" prende vita però l' animo di Frankenstein passa da una sensazione febbrile e maniacale che lo aveva accompagnato durante tutto il lungo arco della creazione, ad un sentimento di paura e orrore. Scappa via lasciando da solo il mostro e per mesi e mesi soffrirà di una malattia più spirituale che corporale, tormentato dal rimorso e dal ricordo di quella creatura che aveva visto aprire gli occhi grazie al suo lavoro.

 Però il mostro è scomparso, scappato da Ingolstad cerca prima rifugio nelle foreste, dove scopre desideri come la fame e sensazioni come il freddo e il dolore, per poi cercare asilo verso gli uomini i quali, a causa delle sue enormi dimensioni e del suo aspetto orripilante lo cacceranno come un demonio. Perfino i proprietari di una casa che aveva spiato per mesi e mesi, e da cui aveva imparato indirettamente a parlare e emozioni come l' affetto, la bontà e la felicità, appena lo vedono lo bastonano e scappano spaventati, lasciando l' essere in uno stato di profonda confusione paura e dolore, che lo porteranno per la prima volta a desiderare il male, per tutti gli uomini che lo hanno così emarginato, e in particolar modo verso il suo creatore, che lo ha abbandonato. Così con una serie di atti, incontri e scontri Frankenstein e quello che diverrà da sua creatura a suo carceriere si faranno del male l' un l' altro, fino alla tragica conclusione.

 So che il mio riassunto risulta confusionario, ma è l' unico modo col quale posso parlarvi del libro senza rovinarne la lettura. Il modo in cui è narrata la storia è davvero particolare. Essa infatti è raccontata in una serie di lettere che un capitano di una spedizione diretta al Polo scrive a sua sorella, narrandole di aver trovato nel mare artico un uomo stremato che racconta la sua storia, poi trascritta per la destinataria. All' interno del racconto però anche il mostro, per alcuni capitoli, diventa narratore del suo racconto, facendo si che il libro abbia un narratore principale che ascolta le vicende narrate da uno secondario, vicende di cui una parte sono raccontate da uno terziario... un casino insomma. Ma passiamo al tema che voglio trattare oggi inerente al libro selezionato. Frankenstein sarebbe ricchissimo di spunti, sia scientifici che sentimentali che filosofici che religiosi, e sicuramente ci saranno persone molto più esperte e preparate di me che potranno parlarvene, quindi io mi soffermerei sul rapporto dei due personaggi principali, ovvero i due mostri: l' uomo e la creatura. Mentre tutti gli altri sono abbastanza stereotipati, i caratteri di questi due esseri sono molto complessi e in completa relazione di uno con l' altro. Il dottor Victor crea il mostro, sebbene pare voglia negarlo anche a se stesso, per un puro cruccio e scopo egoistico, vuole dimostrare che è capace di sconfiggere anche la morte, elevandosi così a grado di Dio. Al dottore non interessa del genere umano, della madre morta o del progresso scientifico, egli è come un bambino che ha sempre avuto, o è sempre stato capace di conquistare, tutto, ma a cui all' improvviso viene posto un limite, una barriera che egli non può in alcun modo abbattere, e come i bambini che di fronte ad un divieto sono sempre più incuriositi dal provare ad infrangerlo, Frankenstein ignora il divieto imposto dalla natura e crea così con le sue sole forze un essere vivente.Al momento della "nascita" tuttavia il Ginevrino percepisce per la prima volta il peso della responsabilità; egli ha si creato la vita raggiungendo il suo obbiettivo, ma adesso il suo compito è quello  di essere creatore, padre e maestro, insomma Dio, e l' uomo non si sente pronto. Scappa spaventato, oltre che dall' orribile aspetto della sua più importante creazione, dal peso dell' essere creatore stesso di una vita, in tutto e per tutto dipendente da lui (un pò come il peso che prova una madre quando nasce un figlio e si rende conto che d' ora in poi dovrà prendersi cura di lui, anche se molto amplificato). 

Quando in seguito il mostro chiederà al dottore un suo simile, in cambio di sparire totalmente agli occhi dell' uomo e non tormentare più il suo creatore, egli non riuscirà a portare a termine l' impresa, non per le ragioni che lui afferma nel libro, ma perchè non vuole sentire ancora una volta sulle sue spalle quel terribile peso che gli opprime l' anima. Come dice Schopenauer "Se un dio ha fatto questo mondo, non vorrei essere quel dio: l'estrema miseria del mondo mi dilanierebbe il cuore". Passiamo quindi all' altro bambino della vicenda, il demone la creatura, il mostro. Quello che in realtà è solo un essere che non ha scelto di venire al mondo, che è costretto, come tutti i mortali, alla sofferenza, ma che a differenza di essi viene odiato, disprezzato e cacciato a causa della sua diversità, quasi come se il suo aspetto fosse specchio del suo carattere, e che è stato rinnegato addirittura dal suo creatore, colui che avrebbe dovuto prendersi cura di lui; un pò come se Dio dopo aver creato Adamo, senza motivo alcuno, lo avesse disprezzato odiato e cercato di uccidere, solo per non aver sulla coscienza la responsabilità della vita. Il mostro, come tutti gli esseri per Shelley, nasce buono e ingenuo, ma l' ambiente in cui vive, i rapporti con le altre persone e la solitudine di cui soffre, lo porteranno a credere di essere ciò che non è ma ciò di cui tutti lo accusano, un demone. Commetterà delitti, ingannerà, minaccerà, ucciderà e godrà del soffrire dell' uomo, o almeno così gli pare. Infatti se Frankenstein si sente colpevole della creazione del mostro, e quindi di tutti i delitti che egli ha commesso contro di lui e le persone da lui amate, la sua creatura avrà l' "anima" ancora più dilaniata e in conflitto in quanto col solo scopo di farlo e di dimostrare più a se stesso che al dottore di essere cattivo in fondo, commetterà crimini atroci, provocando sofferenza a colui il quale, sebbene lo abbia odiato, è pur sempre il suo Dio.
Entrambi son colpevoli, ma a mio avviso quella del mostro è una colpevolezza obbligata e guidata. Appena nato gli viene negato tutto, persino un genitore, quando credeva di aver raggiunto la felicità e di poter finalmente relazionarsi con l' uomo era stato cacciato e infine ha visto la sua unica possibilità di redenzione e di fuga dalla solitudine, la creazione di un suo simile, svanire davanti ai suoi occhi, maciullata dal suo stesso creatore portando sofferenza orribile. I due esseri sono legati indissolubilmente da un legame molto più forte di qualunque altro, l' aspetto e il comportamento brutale di uno non sono altro che lo specchio dell' anima corrotta dell'altro. Non possono vivere nè morire senza l' altro e infatti, alla morte del dottore, il mostro sceglierà di porre fine alla sua miserabile vita, insieme a colui che più di tutti aveva amato e odiato in assoluto. Questo libro porta sicuramente a far riflettere su temi molto molto pesanti; tra i quali spicca sicuramente quello di Dio: a mio avviso egli viene sempre descritto come perfetto e sommamente saggio in quanto se non lo fosse, vedendo la condizione della miseria umana, non potrebbe riuscire a reggere il colpo e inevitabilmente morirebbe. Lasciando stare le mei divagazioni filosofiche passiamo al punto cardine, consiglio Frankenstein ad un eventuale lettore? Dipende. Quello di Mary Shelley è sicuramente un capolavoro e porta il lettore a riflettere su un numero spropositato di argomenti, tuttavia è anche molto pesante. Lunghe digressioni paesaggistiche, esternazioni di sentimenti di angoscia che durano per capitoli, poca azione e molta molta molta riflessione talvolta incoerente e complessa, porta un lettore alle prime armi a spaventarsi e ad annoiarsi di fronte a 250 pagine che ne sembrano 1000. Per coloro che sono fan del gotico e dell' horror e che vogliono leggere per la prima volta libri del genere, Frankenstein è sicuramente quello meno adatto. Per coloro che tuttavia vogliono indagare più a fondo, scavare negli abissi orridi dell' uomo e cercare di uscirne fuori, consapevoli che l' opera segnerà a vita la loro coscienza e morale, beh  dico solo buona lettura...

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